sabato 16 luglio 2011

Una maratona per le eco-car - Corriere della Sera

Una maratona per le eco-car

C’è il prototipo azionato dal motore di un decespugliatore e quello con la carrozzeria in fibra di lino e resina di pino

Da Sette Green
Una maratona per le eco-car
C’è il prototipo azionato dal motore di un decespugliatore e quello con la carrozzeria in fibra di lino e resina di pino
«Apollo», prototipo solare del Politecnico di Milano, record con 1.108 km con 1 kWh di energia
«Apollo», prototipo solare del Politecnico di Milano, record con 1.108 km con 1 kWh di energia
L’abitacolo aderisce al corpo come un’armatura rigida. L’accensione manuale accanto al sedile provoca un sussulto nella vetturina leggera come un giocattolo e lo sterzo spartano non prelude a curve da pelle d’oca. Si parte con un singhiozzo e sulla pista dell’invitante circuito di Lausitz, Brandeburgo, la tentazione è di «schiacciare duro», ma non si può: il massimo consentito è quaranta all’ora. Perché questa è una gara speciale: alla Shell Eco-Marathon non vince chi arriva prima, ma chi fa più chilometri bruciando meno carburante. Non è una gara di velocità né di durata dunque, ma di sostenibilità: ogni anno circa duecento team di studenti delle superiori e delle università, tra cui una decina di squadre italiane, si sfidano alla ricerca del prototipo più ecologico: a idrogeno, elettrico, a energia solare, gasolio o benzina. In una ormai storica competizione targata Shell, viva da 27 stagioni a questa parte.
BASILICATA - «E adesso speriamo che parta», esclama Enrico Nino, docente di meccanica all’Università della Basilicata indicando un bolide nero in miniatura. Il team lucano ha spirito: ha chiamato il proprio prototipo Cinderella’s Pumpkin perché, come Cenerentola, sono rimasti per mesi a lavorare nei laboratori dell’ateneo fino a mezzanotte, tra giunti, sospensioni e scocche. Tutto fatto in casa, un occhio al manuale di meccanica e un altro al docente esperto. Cinderella è un veicolo a benzina ma con una speciale accensione elettrica, tutta da inventare, perfezionare. E i soldi? Nino allarga le braccia: «Be’, ci si arrangia». Si improvvisa: dalla ricerca degli sponsor fino all’ultimo bullone.
SCIAME DI API - Viste dall’alto, ai nastri di partenza, le macchinine sembrano uno sciame di api colorate. La sfida è un design fantasioso ma leggerissimo, per trovare il massimo dell’aerodinamica e battere così il record del 2010 messo a segno dal Politecnico di Nantes: 4.896,1 chilometri con un solo litro di carburante. È una stima, ovviamente, perché la misurazione è una sorta di proiezione fatta considerando le caratteristiche del motore e le condizioni del veicolo e della strada. Però statisticamente reali, quindi un messaggio chiaro: consumare meno si può, basta metterci testa e cuore come i ragazzi dell’Istituto tecnico industriale Alessandro Rossi di Vicenza, che hanno messo a punto un motore in grado di percorrere 155 km con un litro. «È il motore dei decespugliatori», dice Gian Beppino Stivan, il prof. che ha seguito gli studenti «e ha suscitato l’interesse di un’azienda che produce macchine agricole».
IL BELLO DI OSARE - È questo il bello: a diciotto anni non si ha paura di osare e si prova, si sperimenta. È da questa audacia «senza pelle> che nascono le idee. Non è un caso che qui, nei dintorni, si vedano postazioni mobili di colossi come Michelin: si cercano spunti, si osservano le prestazioni. Per dire: lo pneumatico Energy Saver è nato anche per rispondere alle esigenze riscontrate monitorando la eco maratona. Si tengono d’occhio le idee. Come la carrozzeria in fibra di lino e resina di pino realizzata dagli studenti del Politecnico di Torino, i quali hanno anche brevettato un raffinato sistema per la misurazione dell’idrogeno. Il team sabaudo è pronto al via sulla pista con due progetti: il prototipo Idra, a celle di idrogeno, e Xam, l’urban concept ibrido. Quelli del Politecnico di Milano non hanno chiuso occhio. Sentono la sfida più degli altri e sono pronti alla partenza con due eco gioielli: il prototipo elettrico a pannelli solari e l’urban concept elettrico a batterie plug-in. Brutalmente la si potrebbe definire una questione di soldi: più grande è l’ateneo e maggiori sostanze arrivano per questo tipo di progetti. Sì ma c’è dell’altro.
IL SALUMIERE COME FINANZIATORE - È vero che la Fondazione Politecnico può garantire una copertura finanziaria più consistente rispetto a un istituto tecnico industriale di provincia, però quello che conta qui è l’intraprendenza dei ragazzi. Come quelli dell’Istituto tecnico Luigi Bucci di Faenza: pochi sponsor (anche se una nota di merito va alla Regione Emilia Romagna che ha finanziato in parte i quattro progetti in gara di Carpi, Modena, Faenza e Maranello) ma una creatività effervescente. Si sono cimentati in un prototipo con un motore Honda di soli 31 cc alimentato ad alcol. Spirit of clipper è il degno nome. I modelli che partecipano alla finale europea costano dai 10 mila ai 300 mila euro e i soldi si cercano dove si può: dai fondi della Regione al prezioso appoggio di aziende locali; qualche volta ci si accontenta di un contributo in natura: se la salumeria cittadina offre un paio di prosciutti, ben vengano. Anche perché qui, a due passi dalla pista dove si consumarono le tragedie di Alex Zanardi e di Michele Alboreto, si mangia e si dorme quando è possibile. Prima della gara la tensione la si vede nei visi dei team più agguerriti (francesi e tedeschi in testa: sono quelli che maggiormente investono in nuove tecnologie) e nelle borse sotto gli occhi di Filippo Sala, il professore team manager della squadra di Maranello: «Con queste macchinine non si sa mai come può andare, magari nemmeno partono». I ragazzi dell’Ipsia Ferrari corrono con un Three Fuel, prototipo che può utilizzare alternativamente l’energia elettrica o quella solare o quella ottenuta con l’idrogeno. Si chiama Virgil ma la beneaugurante guida dantesca non c’entra: Virgilia era la loro amata vicepreside, venuta a mancare da poco.
ANDAMENTO LENTO - Pronti. Via. La gara prevede otto giri per i prototipi, sei per i concept. Al volante spesso le ragazze, più sottili e minute. Il vespaio colorato arranca sulla pista con lentezza sapiente, traballanti le vetturine, quasi temessero di rompersi. Alcune pesano meno del conducente ma le idee hanno bisogno di leggerezza. Spicca un mini bolide color beige: è la carrozzeria in fibra di seta del team tedesco Eco e/motion. O il modello Lince, spagnolo, che punta su ruote possenti e corpo sottile. Sfila l’auto con pannelli fotovoltaici flessibili pensata da un ateneo olandese e un bizzarro modello britannico a gasolio, ma dalla forma perfettamente aderente al terreno (particolare che permette un grosso risparmio energetico). Uno, due, quattro giri: è andata, almeno funzionano. Nessun sorpasso o quasi: serve solo mantenere un’andatura costante, con la media di 25 chilometri orari. Più veloci i marocchini (ospiti), alcuni dei quali corrono con la foto del «caro re» nell’abitacolo. Ci siamo. Finish. Esulta Milano. Il team Mecc-Sun ha vinto con Apollo, il modello a pannelli solari, stabilendo il nuovo record di categoria: 1.108 km con un kilowattora. Festeggia anche Torino, con il Design Award per l’Urban Concept. Nella classe prototipi a energia elettrica, per la categoria idrogeno, il Polytech Nantes ha battuto il suo stesso record ottenuto lo scorso anno percorrendo 590 km/kWh.
SOGNANDO COME HOLLY - Ma questi progetti così allettanti per l’ambiente diventeranno mai realtà? Si trasformeranno in auto vere? «E chi può dirlo?», commenta Marco Bassetti, team manager del Politecnico di Milano. «Di certo la strada è quella. Poco alla volta, bisogna ripensare il sistema auto». E a proposito di tutela della salute, si pensi solo al risultato ottenuto a Lausitz dalla squadra tedesca ProTRon, che ha corso nella categoria UrbanConcept: ha ottenuto appena 1,97 g/km nelle emissioni di CO2. Pionieri, certo. Ma, come sottolinea un alto portavoce della Shell, «c’è un forte interesse allo sfidare i limiti di efficienza dei carburanti tradizionali». Lui si chiama Niel Golightly. Come la Holly di Colazione da Tiffany: una sognatrice con i piedi saldamente ancorati a terra.


FONTE:Una maratona per le eco-car - Corriere della Sera

Un drone volante per emergenze nucleari - Corriere della Sera

Invenzioni

Un drone volante per emergenze nucleari

Ideato in Giappone dopo Fukhushima, arriva ovunque

Invenzioni
Un drone volante per emergenze nucleari
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La sfera volante Futuristic Circular Flying Objet
La sfera volante Futuristic Circular Flying Objet
MILANO - L’inventore di questo robot da ricognizione dalle possibilità rivoluzionarie lo ha battezzato «Futuristic Circular Flying Object». Radiocomandato a distanza il nuovo apparecchio è in grado di volare persino dentro un’abitazione e, senza problemi, anche ai piani superiori, nelle stanze e in spazi ristretti. Con una velocità che arriva a toccare i 60 chilometri orari.
MODELLO PERFETTO - La sfera volante, sviluppata dal ministero della Difesa giapponese, può spingersi nell'esplorazione molto più in là di quanto facciano i droni attuali. È pensata innanzitutto per la perlustrazione delle zone terremotate o colpite da calamità naturali. L’aeroveicolo senza pilota dispone di sensori giroscopici e di una telecamera che trasmette le immagini in diretta dal luogo dove si trova. «Grazie alla sua forma sferica questo oggetto può atterrare ovunque e in qualsiasi modo, senza andare in pezzi», ha spiegato Fumiyuki Sato, ingegnere del ministero della Difesa. Che sottolinea: «È unico nel suo genere». Ciò che rende il «futuristico oggetto circolare volante» un modello perfetto per questi nuovi droni sono le sue eccezionali abilità di volatore.
TERREMOTI E GUERRIGLIA URBANA - È azionato da un’elica e otto ali separate; il prototipo è realizzato in fibra di carbonio e stirene, una resina che si usa per la produzione di oggetti in plastica. A bordo è installato anche un mini computer e malgrado tutto pesa solo 340 grammi. Grazie alla telecamera e alla sua estrema agilità (è grande quanto una palla da basket) l’apparecchio giapponese potrebbe essere utilizzato anche come «palla-spia». «Immaginiamo una sua funzione in azioni di anti terrorismo o di guerriglia urbana», ha aggiunto Sato. Insomma, le potenzialità di utilizzo sono molteplici, racconta l'agenzia Reuters. Oltre a ciò, anche il prezzo per la produzione è relativamente

FONTE:Un drone volante per emergenze nucleari - Corriere della Sera

martedì 12 luglio 2011

Foto La micro guerra dei droni Usa - 1 di 9 - Repubblica.it




Viaggio all'interno del microaviary lab di Dayton, in Ohio, dove l'esercito statunitense sviluppa e testa piccoli droni a scopo militare. L'obiettivo è renderli così piccoli da assomigliare a uccellini e insetti e utilizzare per seguire e colpire nemici in ambienti urbani anche molto complessi. Ecco gli ultimi sviluppi della tecnologia



FONTE:Foto La micro guerra dei droni Usa - 1 di 9 - Repubblica.it